Scheda Tecnica
Comune: Gonnesa
Regione: Iglesiente
Estrazioni minerali principali: piombo e zinco
Altimetria media: 90-130 metri
Proprietà: pubblica
Itinerario: si giunge al villaggio minerario percorrendo la ss.126, si passa per l’indicazione San Giovanni e fatti pochi km s’intravede, sulla sinistra, il complesso degli edifici minerari.
Il villaggio minerario: presenta tanti edifici risalenti a vari periodi. La parte industriale è separata dalla strada, si notano le strutture dei silos, costruite col cemento armato. Si trova poi il gran complesso della laveria. I dirigenti e le maestranze risiedevano nella frazione sottostante, mentre gli impianti stavano vicino al piccolo villaggio, ad ovest, conosciuto col nome di Normann, ancora oggi abitato da poche famiglie.
La montagna è in parte ricoperta da una rigogliosa pineta di pini domestici. Molto conosciuta è la grotta di S. Barbara, costituita da un salone sotterraneo a pianta ellittica, è ricca di potenti stalattiti e stalagmiti, mentre la superficie è costituita da cristalli di barite scura e aragonite chiara. Si accede alla grotta tramite la galleria della miniera.
Il percorso storico della miniera: conosciuta fin dall’epoca pisana, la ricca sorgente di San Giovanni, offriva cavità interne per la coltivazione dei minerali. Nell’altipiano di San Giorgio furono praticati centinaia di scavi e si scoprirono diversi campioni di galena e d’argento.
Solo nel 1865 Keller, ingegnere ungherese, ottenne il primo permesso di ricerca, ma due anni dopo la miniera passò sotto il controllo di una nuova società inglese, la Gonnesa Mining Company Limited, che lasciò poi la miniera alla Pertusola Limited.
I lavori iniziarono subito, si trovò un notevole giacimento di calamina mista a galena argentifera. Henfrey trovò anche un ricco giacimento di zinco ed eresse, in prossimità del villaggio di Gonnesa, una laveria meccanica e un’efficiente fonderia. Il processo fu rapidissimo e si aprirono due importanti cantieri: Normann ed Henege, si costruì una laveria gravimetrica sul piazzale Taylor e sorse Bindua, un umile villaggio minerario.
La produzione continuava regolarmente, il salto decisivo si ebbe dopo il primo conflitto mondiale con un ulteriore sviluppo della miniera e degli impianti. Fu ingrandita e modernizzata la laveria, denominata Indina, in onore alla moglie di Lord Brassey, presidente della Pertusola. Furono potenziati due pozzi, Albert e Carolina, si costruirono nuovi alloggi per gli operai e fu facilitato il trasporto del minerale con la costruzione della rete ferroviaria che giungeva a Portovesme.
Nel 1938 la laveria Indina fu ulteriormente ampliata e dotata di celle di flottazione. Iniziò così un’attività senza sosta.
Si verificò un calo durante la seconda guerra mondiale che causò la chiusura di molti cantieri e di parte dell’impianto.
Negli anni Cinquanta si verificò invece una nuova ripresa che durò una decina d’anni, anche se caratterizzata da numerosi scioperi.
Gli anni Sessanta portarono nuovamente un calo nella produzione, anche a causa delle condizioni di mercato e degli elevati costi delle materie prime, necessarie soprattutto per quanto riguardava l’utilizzo dell’energia.
Nel 1967 la miniera passò dalla mano privata a quella pubblica, la Piombo Zincifera Sarda.
La vicinanza con altre importanti miniere favorì il progetto di centralizzazione, però lentamente gli impianti di San Giovanni furono abbandonati.
Nel 1982 la miniera passò sotto il controllo della SAMIM s.p.a., cinque anni più tardi fu la Società Italiana Miniere ad occuparsi del bacino. Fu ridotta l’attività estrattiva e tanti minatori e operai persero il lavoro e in pochi anni furono chiusi tutti i cantieri.
Oggi rimangono nel villaggio minerario poche famiglie ma l’attività estrattiva è cessata.
La miniera di San Giovanni è stata per tanti anni una delle maggiori ricchezze dell’Iglesiente. Il gioiello della grotta di Santa Barbara, la bella laveria Indina, la fitta vegetazione e il grazioso villaggio di Normann fanno di questa miniera una delle più importanti e antiche di tutta la Sardegna.
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