Gli scioperi
Le date e i luoghi simboli della protesta mineraria sono quelle del Settembre 1904 a Buggerru, del Maggio 1906 a Gonnesa e del Maggio 1920 ad Iglesias.
Erano delle manifestazioni contro le difficili condizioni di lavoro per ottenere migliori trattamenti e una paga superiore, queste richieste furono accompagnate da fortissime proteste, disordini che coinvolsero anche la forza pubblica e scontri in Parlamento. Ad Iglesias, infatti, accadde un tragico conflitto tra la forza pubblica e gli operai, questo provocò la morte di sei persone e una ventina di feriti.
Dopo le proteste fu istituita un’apposita Commissione per controllare le condizioni dei minatori, che offriva però una falsa realtà. Questo accresceva ancora di più il malessere dei lavoratori e delle famiglie.
Un’altra lotta durissima fu combattuta nel settembre 1948 dai minatori della Carbosarda, che scioperarono per 72 giorni. A Carbonia vi era la maggior concentrazione operaia della Sardegna, ben 18 mila persone. Gli scontri erano nati per motivi politici, tutti gli operai avevano forti preoccupazioni per il futuro. Al termine della lotta ci furono risultati, almeno in parte positivi, per le miniere di Serbariu, Cortoghiana e Bacu Abis.
Negli anni Sessanta si verificò l’abbandono dei cantieri da parte dei privati a favore del capitale pubblico, nacquero così tante società come: AMMI, Carbosarda, Carbosulcis, Piombo Zincifera Sarda, Ente Minerario Sardo, Eni e Samim. Iniziò così a cessare la grande attività che operò la Pertusola nelle miniere del Sulcis Iglesiente.
Nel Gennaio del 1978 a Fluminimaggiore si registrò uno sciopero contro la minaccia di licenziamento dei 500 minatori della Piombo Zincifera. A febbraio dello stesso anno un lungo corteo di oltre 7 mila lavoratori scioperò per le vie di Carbonia per lo stesso motivo.
Nello stesso anno seguirono numerosi scioperi sempre contro le decisioni prese dalle nuove società, il più importante avvenne nel mese di Novembre contro la Samim.
Seguì un duro periodo in cui, man mano, tutte le miniere furono chiuse e inevitabilmente i minatori persero il lavoro. Si verificarono diversi scioperi per rimarcare la paura verso il futuro e per le nuove generazioni, ma nulla mutò la situazione che andava sempre più peggiorando.
Gli ultimi cantieri metalliferi ancora aperti cessarono la loro attività nel 1995.
|