Santadi si trova nella Sardegna meridionale, nel Basso Sulcis, nel cuore di un’ampia vallata a 134 m s.l.m. Conta 3.387 abitanti su una superficie di 117,20 kmq. Comprende numerose e piccole frazioni: Barrancu Mannu, Barrua, Is Cattas, Is Collus, Is Cocas, Is Lois, Is Pinnas, Is Pirrodis, Is Pirosus, Is Sabas, Is Sollais e Terre Solis.
Il centro abitato ha una configurazione urbanistica allungata a più nuclei, infatti il paese si divide in 2 rioni detti Santadi Basciu e Santadi ‘e Susu, cioè basso e alto, con nucleo originario in posizione dominante. Le abitazioni tradizionali sono di un solo piano, costruite in pietrame, mattoni e fango si affacciano sulla strada.
E' un territorio ricco di testimonianze di notevole importanza storica e archeologica: sono state infatti rinvenute diverse domus de janas e menhirs, che risalgono all’epoca prenuragica, mentre una tomba dei giganti recentemente scoperta risale all’epoca nuragica. Importantissima è la fortezza di Pani Loriga, al quale dimostra che il territorio è stato oggetto di insediamenti fenicio-punici. Risale invece all’VIII secolo d.C. la chiesetta arabo-bizantina di S. Elia, situata tra Nuxis e Santadi.
La zona si presenta ricca di stupende cavità naturali soprattutto per la presenza delle suggestive grotte di Is Zuddas. Di notevole importanza è anche la grotta Pirosu, in località Su Benatzu, all’interno della quale vi è un santuario ipogeico di origine nuragica. Altre 2 importanti grotte sono: la grotta del Campanaccio e la grotta della Capra.
Può vantare ampie estensioni di territorio incontaminato, occupato in buona parte da un fitto bosco di lecci, sugheri e ginepri. Si trovano anche numerosi animali selvatici il più importante è il Cervo Sardo. Ma anche daini, cinghiali e diversi rapaci.
Nel medioevo l’abitato si chiamava S. Agata de Zulkis o de Sols, era compreso nella curatoria del Sulcis e faceva parte del Giudicato di Cagliari. Nel 1257 passò come feudo alla ricca famiglia dei Donoratico della Gherardesca. Nel 1324 fu concesso a Pietro de Sena. Degli anni successivi sono giunte poche notizie, si sa che nel corso del ‘500 la zona venne abbandonata completamente. Si ricostituisce solo nel ‘700, grazie allo sfruttamento dell’agricoltura. Costituì, nel periodo, con Tratalias una baronia. Fu concessa al vescovo di Sulcis, passò poi al vescovo di Iglesias. Tra la fine del ‘700 e i primi anni dell’800 il territorio fu riscattato. Sul finire dell’800 la zona fu sfruttata da una società francese per l’estrazione dell’olio minerale e del carbone vegetale. Nel 1940 tale società si esaurì.
E' sempre aperta una mostra etnografica all’interno della casa museo “Sa Domu Antiga” dove sono esposti numerosi oggetti e attrezzi da lavoro utilizzati in passato nei lavori dei campi e nella vita domestica. La manifestazione più importante è la celebrazione del matrimonio secondo il rito Mauritano che viene riproposto ogni anno la prima domenica d’agosto. È un espressione della tradizione contadina e pastorale del Sulcis che si tramanda da secoli. È di notevole interesse la sagra organizzata ai primi di settembre in onore del patrono S. Nicola di Bari.
La cucina locale è rinomata per le salsicce, i ravioli di ricotta, la selvaggina, gli arrosti di agnello e i funghi.
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